vigneto Friuli

LA GUERRA DEL VINO
Lunedì al Tar del Lazio il ricorso regionale contro lo "scippo" da parte dell'Ungheria
Si fa appello anche alla Convenzione europea sui diritti dell'uomo per tutelare i produttori

Sono affidate alle 56 pagine del ricorso messo a punto dagli avvocati Enzo Bevilacqua e Fausto Capelli per conto della Regione e dell'Ersa le speranze del Tocai friulano di mantenere la propria denominazione nella causa che verrà esaminata lunedì dal Tar del Lazio. Il ricorso racchiude le motivazioni che hanno spinto la Regione all'azione legale contro il ministero delle Politiche agricole per il provvedimento con cui in Italia si è data attuazione ai regolamenti dell'Ue per l'approvazione dell'elenco delle deroghe alle denominazioni dei vini (ben 105 nomi 36 dei quali italiani e tra questi il Tocai nonostante affondi le sue radici nella storia della regione).
Ma nella querelle che contrappone Friuli ed Ungheria non vi sono solo ragioni storiche. La Regione chiede al Tar del Lazio che la questione venga portata pregiudizialmente per competenza davanti alla Corte di giustizia della Comunità europea. Questa è infatti tra l'altro la prima volta che un tribunale italiano si esprime sulla questione del Tocai dopo la sentenza della Corte di Cassazione che nel 1962 diede ragione ai baroni Economo d'Aquileia nella causa intentata dalla Monimpex società di stato ungherese per il commercio estero che già allora aveva chiamato in causa l'Italia sul problema.
Nel 1993 il Governo avrebbe poi firmato in sede comunitaria l'accordo che consentiva all'Ungheria l'uso esclusivo del nome "Tocai " con la deroga al suo utilizzo per il Tocai friulano sino al 2007 dando così il via ad una battaglia che sinora è stata combattuta in un clima di gentleman agreement ma senza esclusione di colpi come dimostra appunto il ricorso al Tar del Lazio.
Tra le osservazioni del ricorso si puntualizza infatti che mentre dei termini di deroga non si fa cenno nel testo dell'accordo del'93 il tema è stato invece affrontato nello scambio di lettere allegato all'accordo stesso al pari del protocollo aggiuntivo in cui si legge però che le parti in causa (Ungheria e Ue) non erano a conoscenza di casi di omonimia tra i vini della Comunità e quelli dell'Ungheria in aperto contrasto con quanto scritto nelle lettere.
Un pasticcio di contraddizioni per cui vale l'accordo di Vienna sui trattati internazionali dei primi anni '60 che in questi casi prevede la nullità delle clausole dei trattati se basate su una rappresentazione della realtà non corrispondente al vero. Il ricorso fa appello anche alla Convenzione europea sui diritti dell'uomo dal momento che i produttori di vino del Friuli-Venezia Giulia rischiano di vedersi espropriati del diritto all'uso di una denominazione riconosciuta a livello internazionale che è stata inserita tra i diritti della proprietà intellettuale dagli "Accordi Trips" sull'Organizzazione mondiale del commercio (Wto)
( da IL GAZZETTINO sabato 7.6.2003)



Caro Aldo Le allego un articolo ripreso da www.acquabuona.it  e Le invio una forte stretta di mano.
Mario Crosta
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Sul Tocai la verita del Tar Lazio.
Sul Tocai la verita del Tar Lazio cui si sono appellati l'Ersa e la Regione si sapra solo fra una ventina di giorni al massimo un mese. E' quanto emerso dal Tribunale amministrativo regionale che ha competenza anche a livello nazionale e che ieri si e riunito per dirimere la querelle che divide viticoltori del Friuli Venezia Giulia e quelli ungheresi. A Roma e stato discusso il ricorso che vede contrapposti la Regione e l'Ersa (rappresentati dall'avvocato Enzo Bevilacqua direttore dell'Ufficio legale e dal professor Fausto Capelli) e il Governo. La vicenda e decennale ed e stata ricca di colpi di scena e di motivi di confronto.

I viticoltori del Friuli Venezia Giulia compreso che era possibile "salvare" il nome del vitigno dopo che il Governo italiano aveva sottoscritto gia accordi che ne prevedevano la scomparsa le stanno infatti provando tutte compresa l'impugnazione del decreto ministeriale per salvare il nome del famoso vino. Una partita quella "romana" decisiva. <Ho fiducia e speranza che la vicenda si risolva in modo positivo - ha commentato ieri Bruno Augusto Pinat commissario dell'Ersa - Tra un mese i giudici si pronunceranno>.
Vi sono molte probabilità che l'atto sia rigettato alla Corte di giustizia europea e il problema della denominazione del vitigno autoctono sia cosi sottoposto per la prima volta alla sede giurisdizionale comunitaria. (IL GAZZETTINO del 10-06-2003)

Ultimo appello sul Tocai
Il Sole 24 Ore martedì 10 giugno 2003
Sul futuro del vino TOCAI la parola passa ai giudici della Corte di Lussemburgo. Con l'Italia che dovrà vedersela contro l'Ungheria che reclama l'uso esclusivo del nome derivante dall'omonima regione e la stessa Commissione Ue che con un accordo del '93 preliminare alle richieste sulle nuove adesioni alla Ue ha riconosciuto tale esclusività ai magiari a partire dal 2007.
Ma questo non è mai andato giù ai vignaioli friulani che timorosi anche di perdere una risorsa economica che coinvolge più di 3mila produttori e ben più di 100 milioni di euro (questi valori vanno triplicati se si estende il business del Tocai anche al resto delle regioni del Triveneto) hanno avviato un contenzioso alla Ue sostenuto dai ministeri degli Esteri e delle Politiche agricole.
Ieri il collegio di difesa italiano presideduto dal professor Fausto Capelli ha chiesto ufficialmente al Tar del lazio di rimettere gli atti della causa alla Corte Ue affinchè dirima il contenzioso in essere. E riconosca ai vignaioli italiani la legittimità all'uso del nome Tocai friulano in virtù del fatto che tale denominazione è tutelata dal regolamento sulle Dop e Igp dagli accordi Trips e dal fatto che lo stesso accordo del '93 fa salve le denominazioni "omonime" "quando fossero giustificate" all'interno dell'Unione.
In sostanza nella memoria presentata ieri da Capelli si sostiene che il regolamento 2081/92 stabilisca che "in caso di omonimia fra una denominazione protetta di un Paese terzo e una Dop della Ue la registrazione è concessa tenendo debitamente conto degli usi locali e dei rischi effettivi di confusione".
Motivo per cui i vignaioli friulani hanno tutto il diritto di chiamare il loro vino col nome di Tocai friulano così come fanno da un paio di secoli. Da quando cioè un editto austro-ungarico del 1811 ha riconosciuto quel nome quale diretta espressione del toponimo dal fiume friulano Toccai. Tuto bene allora?
Non proprio. Gli ungheresi infatti non solo vantano una sorta di diritto di primogenitura (il nome del loro Tokaj prende origine dall'omonima regione in cui il vino viene prodotto) ma si trincerano dietro al fatto che l'accordo del '93 tra la Commissione e l'Ungheria fu comunque avallato dall'allora rappresentanza italiana a Bruxelles. E tanto basta per temere che la strada per l'Italia sarà tutta in salita.
Nicola Dante Basile