vigneto Friuli

VENDEMMIA 2002
L'annata più magra degli ultimi decenni

Le previsioni stimano una produzione inferiore ai 50 milioni di ettolitri: -5% rispetto al 2001

Sarà scarsa quest'anno la disponibilità di vino. Le previsioni realizzate congiuntamente da Ismea e dal nostro settimanale stimano infatti una produzione che sfiora appena i 49 5 milioni di ettolitri: il 5% in meno rispetto al 2001 e il 9% in meno rispetto alla media dell'ultimo quinquennio. Abbattendo la soglia dei 50 milioni di ettolitri la viticoltura italiana ritocca quindi il record negativo del 1997 (50 6 milioni di ettolitri) e accredita il 2002 come l'annata più magra degli ultimi decenni. A determinare il calo sono state le condizioni meteorologiche anomale e decisamente avverse che hanno contrassegnato l'intera annata. Sul fronte fitosanitario il 2002 è stato l'anno della peronospora che ha colpito l'intera Penisola. E alle piogge persistenti è riconducibile anche un lieve ma diffuso abbassamento della gradazione delle uve. La grandine inoltre è stata particolarmente insistente e devastante nel Nord come nel Sud.
In Piemonte dove si prevede una flessione produttiva dell'8% l'autunno e l'inverno 2001-02 sono stati caratterizzati da scarse precipitazioni e da temperature elevate mentre la primavera siccitosa fino a tutto marzo ha fatto registrare nei mesi di aprile e maggio piogge abbondanti accompagnate da un forte abbassamento delle temperature (sotto la media stagionale) con conseguente arresto del germogliamento. Il caldo umido di giugno ha fatto ripartire lo sviluppo vegetativo mentre nei mesi successivi il maltempo ha determinato un ingrossamento delle uve e un leggero abbassamento della loro gradazione insieme a diffusi problemi fitosanitari.
Nell'Albese soddisfacente il germogliamento del Nebbiolo se si eccettuano alcuni danni circoscritti da ristagno di acqua con sporadici episodi di asfissia radicale sulle viti più giovani. Buono anche il germogliamento del Barbera mentre il Dolcetto ha risentito del freddo intenso e dell'umidità ridottissima che hanno contrassegnato il periodo invernale. A metà luglio le piogge quasi ininterrotte e le temperature elevate hanno fatto innescare la botrite soprattutto su Moscato e Dolcetto. E solo la sollecitudine dei viticoltori nell'intervenire con i trattamenti ha fatto sì che in agosto nonostante le piogge intermittenti si bloccasse l'ulteriore diffondersi della muffa. Rilevati nel corso del mese anche attacchi di peronospora che tuttavia restando circoscritti alla vegetazione non hanno arrecato danni alle uve. Degna di nota la grandinata che a inizio agosto ha colpito la zona del Barbaresco.
Nei vigneti dell'Astigiano l'andamento climatico primaverile ha favorito intanto l'insorgenza di focolai di peronospora con attacchi particolarmente virulenti che hanno costretto i viticoltori a trattamenti ripetuti. Avverse anche le condizioni meteorologiche di inizio agosto quando sulle province di Alessandria Asti e Torino si sono abbattuti violenti nubifragi trombe d'aria e grandinate che hanno prodotto danni gravi ma circoscritti.
In Lombardia si prospetta una flessione del raccolto del 10%. La Franciacorta colpita dalla grandine del 24 luglio e del 4 agosto produrrà il 10-20% in meno mentre in Valtellina la situazione dei vigneti è ottimale con la previsione di un +15%. L'Oltrepò ha perso il 10% circa del raccolto con tagli consistenti quanto inattesi soprattutto sulle precoci nell'ordine del 20% per lo Chardonnay in particolare.
Dovrebbe intanto scendere dell'8% la produzione del Trentino. A determinare questo risultato è stato il clima invernale caratterizzato da temperature basse e siccità che hanno portato a fenomeni di disidratazione. La tignola è stata tenuta sotto controllo applicando com'è consuetudine il metodo della confusione sessuale ma le piogge di luglio e agosto innalzando il livello di umidità hanno determinato l'insorgere di peronospora e botrite facendo anticipare a inizio settembre l'avvio delle operazioni di raccolta. Il Merlot in particolare è stata la varietà più colpita dalla peronospora ma la flessione produttiva maggiore dovrebbe verificarsi su Chardonnay e Müller Thurgau.
In calo del 5% nel frattempo il raccolto dell'Alto Adige con problemi qualitativi e quantitativi nei vigneti colpiti dalla grandine del 2001 (in particolare nella Bassa Atesina e nella zona di Merano) ma anche con una perdita di germogliamento dovuta al clima freddo e asciutto di quest'inverno (specialmente nella Valle Isarco).
Tagli produttivi più consistenti invece nell'ordine del 15% per la vitivinicoltura del Veneto. Le gelate primaverili hanno determinato un minore germogliamento mentre sicuramente positivi sono stati gli effetti del successivo innalzamento della temperatura che ha accelerato lo sviluppo vegetativo delle viti anche perché affiancato dalle abbondanti precipitazioni di inizio maggio. La grandinata record dei primi giorni di agosto ha tuttavia prodotto danni consistenti nella zona Doc Valpolicella e soprattutto nel Bardolino. Sul fronte fitosanitario diffusi gli attacchi di peronospora alla quale si è aggiunta anche la botrite. La raccolta delle uve precoci ha confermato intanto le attese negative: per Pinot bianco Pinot grigio e Chardonnay si parla di un -20-30% di disponibilità rispetto allo scorso anno.
La produzione del Friuli Venezia Giulia in calo del 10% evidenzia perdite su Pinot grigio Cabernet e Pinot bianco che a causa degli sbalzi di temperatura primaverili non hanno avuto una germogliazione uniforme. Stabile invece il raccolto di Merlot e Chardonnay. La piovosità accentuata di luglio e dell'inizio di agosto ha intanto provocato l'insorgere di marciume sul Pinot grigio mentre il Merlot è stato colpito dalla peronospora.
Confermando sostanzialmente i volumi del 2001 l'Emilia Romagna è l'unica regione settentrionale immune dalla tendenza flessiva. Da rilevare comunque l'incidenza della grandine che ha colpito in misura particolare alcune aree della province di Piacenza Modena e Ravenna dove si stanno facendo gli interventi per prevenire la botrite. Contenuti attacchi di peronospora sono stati intanto riscontrati sul territorio regionale. Il Lambrusco di Sorbara ha evidenziato problemi di allegagione legati esclusivamente ai limiti congeniti che questo vitigno presenta a volte nella fase dell'impollinazione.
Notizie positive giungono nel frattempo dal Centro Italia.
Con un +8% i vigneti della Toscana fanno prevedere un recupero di produzione rispetto alla vendemmia 2001 fortemente condizionata dalle gelate primaverili. Al momento non si registrano avversità climatiche determinanti anche se come nel resto d'Italia i vigneti accusano il persistere delle piogge. In particolare per il Brunello di Montalcino e il Vino Nobile di Montepulciano si prevede un +10% mentre è contenuto nell'ordine del 3% l'incremento della Vernaccia di San Gimignano.
Nelle Marche le grandinate di inizio agosto hanno arrecato danni circoscritti nella Vallesina cuore della produzione del Verdicchio nel Maceratese e nell'Ascolano. Per il resto le abbondanti precipitazioni che hanno contrassegnato il mese inducono a stimare un lieve incremento produttivo del 5% circa ma pongono anche una forte incognita sugli esiti futuri del raccolto nel caso in cui si protraessero nelle prossime settimane. Da rilevare intanto sul fronte fitosanitario attacchi di peronospora e botrite.
A completare il quadro del Centro Italia l'Umbria e il Lazio mantengono stabili i livelli produttivi rispetto al 2001.
In Abruzzo le temperature contenute e le frequenti piogge estive dovrebbero riportare le disponibilità su livelli più sostenuti (+10%) dopo due annate molto siccitose che avevano segnato pesantemente le produzioni. L'umidità tuttavia ha anche determinato l'insorgere della peronospora che è risultata più intensa nel Chietino (comprensorio del Vastese).
Raccolta in calo del 15% in Basilicata dove la qualità finale del prodotto risentirà dei problemi di ordine fitosanitario (in particolare peronospora) e delle grandinate primaverili che hanno colpito l'Alto Bradano (Potenza) e la provincia di Matera a macchia di leopardo.
Nel frattempo in Puglia si prospetta un -10% di produzione rispetto alla già scarsa annata 2001 e una lieve flessione della gradazione delle uve visto che le piogge continue di agosto hanno peggiorato una situazione già delicata. Fin da luglio lo stato fitosanitario dei vigneti appariva infatti problematico con attacchi di peronospora particolarmente intensi al confine tra Sud Foggiano e Nord Barese. Così a tutt'oggi insieme alla peronospora si riscontra nei campi anche la botrite larvata. Considerando il persistere del maltempo per contenere i danni si è scelto di anticipare la vendemmia del Ciliegiolo che si sta raccogliendo non ancora perfettamente maturo. Dopo i temporali di metà luglio e agosto problemi accentuati di peronospora sono stati rilevati anche nel Leccese dove la vendemmia delle uve bianche è iniziata con un ritardo di circa dieci giorni rispetto alla media stagionale. Su tutta la Puglia è da rilevare inoltre il susseguirsi ininterrotto nel mese di agosto di grandinate localizzate.
Cresce del 10% invece la produzione di Campania e Molise mentre la Sicilia è l'unica regione a registrare una flessione (-15%) imputabile al prolungato stress idrico dei vigneti. Le piogge di fine luglio circoscritte alla parte orientale dell'isola e quelle di agosto più diffuse hanno sicuramente dato una boccata d'ossigeno ai vigneti ma non sono riuscite ad annullare gli effetti dell'assenza di precipitazioni in inverno e in primavera. Resta buono in compenso lo stato fitosanitario delle uve.
Nessun problema di siccità si riscontra in Calabria con una produzione in crescita del 5% che evidenzia un'intensificazione degli attacchi di peronospora e di altre infezioni crittogamiche dopo le piogge di agosto.
Spaccata in due la Sardegna con un calo del 10-15% nel Sud e una situazione completamente diversa al Nord e al Centro dove l'annata è stata fresca e si prevedono aumenti produttivi sensibili per il Vermentino e il Cannonau. Globalmente la produzione regionale che sul fronte fitosanitario registra problemi di oidio dovrebbe aumentare del 5% circa.

Franca Ciccarelli - Ismea

Produzione di vino in Italia (migliaia di ettolitri)

 

2000

2001

*2002

Var. 2002/2001

Media 1997/2001

Var. 2002/media

Piemonte

2.938

3.324

3.058

-8%

3.221

-5%

Valle d'Aosta

27

18

16

-8%

25

-35%

Lombardia

1.360

1.286

1.157

-10%

1.450

-20%

Trentino A.A.

1.177

1.230

1.143

-7%

1.168

-2%

Veneto

8.825

8.668

7.368

-15%

8.364

-12%

Friuli V. Giulia

1.152

1.111

1.000

-10%

1.132

-12%

Liguria

169

104

93

-10%

150

-38%

Emilia Romagna

6.915

7.116

7.116

=

6.480

10%

Toscana

2.540

2.220

2.397

8%

2.427

-1%

Umbria

966

879

879

=

880

0%

Marche

1.609

1.683

1.767

5%

1.720

3%

Lazio

3.733

3.008

3.008

=

3.335

-10%

Abruzzo

3.689

3.441

3.785

10%

3.959

-4%

Molise

310

342

376

10%

336

12%

Campania

2.013

1.717

1.889

10%

2.023

-7%

Puglia

7.782

6.877

6.189

-10%

7.685

-19%

Basilicata

473

391

332

-15%

471

-29%

Calabria

613

884

928

5%

742

25%

Sicilia

7.106

7.149

6.077

-15%

7.938

-23%

Sardegna

693

845

887

5%

926

-4%

Italia

54.088

52.293

49.468

-5%

54.431

-9%

*Stime Ismea-Corriere Vinicolo al 30/8/02 -
Fonte: Istat per la serie storica Ismea-Corriere Vinicolo per il 2002

(da IL CORRIERE VINICOLO n. 34 del 9.9.2002)

VENDEMMIA 2002
Il punto sul mercato
Prezzi in aumento per le varietà precoci

Mentre restano ferme le contrattazioni sui vini di vecchia produzione inizia a muovere i primi passi il mercato all'origine del prodotto targato 2002. La tendenza per le uve e i mosti delle varietà precoci è netta: dal Veneto alla Puglia per Igt e Doc ovunque si parla di rialzi. E a trainare il gruppo non è solo il Pinot grigio sempre molto richiesto ma anche lo Chardonnay. Entrambe le varietà in Veneto si sono infatti rivalutate di quasi il 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno complice il calo produttivo che sta contrassegnando questa vendemmia. Le uve del Pinot grigio in particolare sono partite dopo Ferragosto da 93 euro al quintale per arrivare a fine mese a 129 euro mentre mosti e vini nuovi in fermentazione dello stesso vitigno sono passati rapidamente da 12 91 a 15 49 euro l'ettogrado. In aumento anche i mosti di Pinot-Chardonnay venduti alle industrie produttrici di vini spumanti e frizzanti tra 5 68 e 6 2 euro l'ettogrado. Restano comunque ridotti per ora i volumi scambiati visto che il livello raggiunto dalle quotazioni sta disincentivando la domanda. Tendenza al rialzo anche per i mosti Chardonnay dell'Abruzzo e per le prime uve del Barese in particolare Chardonnay e Primitivo. Sulla piazza pugliese si può parlare di rivalutazione anche per il Ciliegiolo visto che i prezzi di questa varietà non sono scesi tanto quanto avrebbero dovuto considerando la modesta gradazione del prodotto raccolto. Di segno positivo anche la tendenza per le uve Chardonnay Sauvignon e Pinot grigio del Salento benché di fatto per lo Chardonnay in particolare i contratti siano stati portati a termine solo per le partite con adeguate caratteristiche qualitative. È rimasto quasi fermo intanto il mercato all'origine dei vini Doc e Docg in particolare nell'Albese dove i produttori preferiscono non vendere piuttosto che ribassare le quotazioni.
Nonostante il rallentamento delle contrattazioni decise variazioni dei listini sono state registrate in Toscana per le residue disponibilità di alcuni vini Docg di punta. Dopo i consistenti aumenti in atto dal 2000 battuta d'arresto per la Vernaccia di San Gimignano che dai 207-217 euro al quintale d'inizio estate è scesa in agosto a 181 euro perdendo il 15% del suo valore all'origine. Nel frattempo si sono rivalutate invece del 6% le ultime disponibilità di Vino Nobile di Montepulciano annata '99 che hanno raggiunto i 450-460 euro al quintale mentre le prime uve scambiate confermavano i valori dello scorso anno. Nella zona dell'Oltrepò Pavese si prospettano intanto quotazioni sostenute per le uve Chardonnay il cui calo produttivo è ormai accertato e Pinot grigio. 

Franca Ciccarelli – Ismea (da IL CORRIERE VINICOLO n. 34 del 9.9.2002)

VENDEMMIA 200
Il punto sul mercato
Pesa l'incertezza della vendemmia

A settembre inoltrato con l'avvio degli scambi sui prodotti di massa inizia a delinearsi l'entità della rivalutazione in atto sul mercato all'origine dei vini da tavola. Sono i primi segnali perché solo alcune piazze stanno trattando i vini nuovi e in prevalenza quelli bianchi. 
Ma che la scarsità della vendemmia si tradurrà in un aumento dei prezzi è ormai un dato certo in Veneto Emilia Marche Abruzzo Lazio e Puglia. Molto in tensione in particolare le piazze venete le più veloci nel definire i nuovi listini. Qui l'aumento dei prezzi che tra l'inizio di agosto e la metà di settembre è stato del 10-30% induce a temere ripercussioni negative sulle vendite ai tedeschi.
Anche nel Nord della Puglia si è avuta una rivalutazione ma per le giacenze residue di bianchi del 2001 non essendo ancora partite le contrattazioni sui vini nuovi. Nel frattempo a condizionare il mercato locale non è solo la scarsità della vendemmia ma anche la sua qualità inferiore allo scorso anno.
In Sicilia bisognerà attendere ancora qualche giorno perché si concretizzino le tendenze per ora solo abbozzate mentre in Abruzzo fervono gli scambi e si rivalutano i vini bianchi.
Al di là delle situazioni locali le contrattazioni sul mercato all'origine nazionale restano comunque sottotono condizionate dal generale clima di incertezza che frena al tempo stesso l'offerta e la domanda.
I produttori sono titubanti a vendere perché vogliono prima verificare l'entità del calo produttivo in atto. Il persistere del maltempo continua infatti a danneggiare le uve e costringe a rivedere al ribasso le previsioni di produzione. D'altro canto in alcune località l'incerto livello qualitativo del raccolto 2002 trattiene la domanda che per acquistare preferisce aspettare le campionature sul vino finito.
In base alle rilevazioni Ismea nel primo mese e mezzo di campagna (tra l'inizio di agosto e la metà di settembre) il mercato all'origine dei vini da tavola nella fascia di 9/11 gradi ha registrato rivalutazioni del 12% per i bianchi e del 9% per i rossi. Ma la tendenza è comunque sottostimata perché molte piazze hanno lasciato stabili i prezzi in attesa di ridefinirli rispetto ai vini di nuova produzione. Tra l'altro anche per le Doc-Docg i segnali sono analoghi. In Trentino i prezzi delle uve appaiono maggiorati rispetto allo scorso autunno e in Friuli dove già si quotano i vini bianchi di nuova produzione Pinot bianco Chardonnay e Tocai della Doc Friuli Grave registrano rialzi consistenti in risposta al calo produttivo. Il Pinot grigio in particolare viene scambiato attualmente tra 207 e 212 euro al quintale. 

Franca Ciccarelli – Ismea ( da IL CORRIERE VINICOLO n. 36 del 23.9.2002)