vigneto Friuli

IL PIGNOLO A PARER MIO
di Claudio Fabbro

         Non è passato inosservato il mio recente articolo dedicato all'autoctono PIGNOLO e come peraltro da me auspicato mi sono pervenute autorevoli precisazioni e notizie che contribuiscono non poco ad arricchire la nostra conoscenza intorno a questo prestigioso rosso autoctono su cui -almeno si spera- né ungheresi né francesi dovrebbero vantare primogeniture e diritti vari.
          L'originaria bibliografia cui ho fatto riferimento e cioè POGGI(1939) PITTARO(1982) FILIPUTTI(1997) viene integrata da GIANNOLA NONINO e GIULIO COLOMBA come segue:

          "Grazie per il pezzo relativo al Pignolo - scrive GIANNOLA NONINO il 15 maggio u.s.- grazie per aver ricordato il PremioNonino Risit d'Aur nato con il netto proposito di salvare gli antichi vitigni in via di estinzione quali Pignolo Schioppettino Tacelenghe e Ribolla Gialla (per la zona del Collio) che pur essendo autoctoni per una assurda decisione dei preposti nel 1975 erano banditi proibiti dalla coltivazione.
          Conoscevo questi vini perchè amati da mio Padre e quando nel 1974 volendo distillare una vinaccia autoctona di uve rosse dopo il Picolit del 1973 alla mia richiesta di acquistare le vinacce di questi vitigni con nome e cognome ebbi l'occasione di conoscere la verità: potevano darmele ma senza nome in caso contrario sarebbero stati denunciati.


Giannola Nonino

          Da qui l'idea di Benito e mia di batterci per salvare alcuni gioielli della nostra viticoltura destinati a morte certa.
L'autorizzazione alla coltivazione è stata ottenuta su esclusiva richiesta del Premio Nonino Risit d'Aur   responsabilizzando le persone che avrebbero dovuto punire tanto i vivaisti (bruciando le barbatelle dei vitigni proibiti) che i vignaioli ( obbligandoli all'estirpo degli stessi oltre a un ingente penale per ogni campo avvitato con questi
vitigni) inserendole nella nostra Giuria obbligandole in questo modo anziché a punire ad ottenere l'autorizzazione in campo comunitario.
          Ci tengo a ricordare che il giorno successivo alla pubblicazione radiofonica del Bando del Premio Risit d'Aur durante la trasmissione "La Vita nei Campi" di Isi Benini il dott. Tubaro in qualità di responsabile ( mi sembra Direttore) dell' Istituto per la Viticoltura Friulana venne personalmente da Benito e me per intimarci di ritirare il bando in caso contrario avrebbe dovuto adire a vie legali contro di noi contro i vignaioli e contro i vivaisti.
          Visto che amiamo la lotta ci siamo ben guardati dal ritirare il Bando ed abbiamo coinvolto nel nostro progetto il prof. Antonio Calo' l'enotecnico Orfeo Salvador e il dott. Ennio Nussi che nel 1976 inseriti nella Giuria del Premio si sono fatti carico della nostra richiesta ottenendo nel 1978 l'autorizzazione alla coltivazione di questi vitigni facendoli raccomandare nel 1983.
          Come vedi quindi il Premio Risit D'aur non ha contribuito a stimolare provvedimenti legislativi bensì è stato l'artefice di questo riconoscimento.
          Tutto questo è documentato ed in qualsiasi momento puoi farci visita per verificare.
          Ti prego quindi di rettificare quanto hai scritto a proposito del Premio Nonino Risit d'Aur. (letto e fatto n.d.A.)
          A Giulio Colomba che saluto affettuosamente visto il Suo ruolo determinante a favore della conoscenza della viticoltura friulana ricordo che le viti di Pignolo a quella data erano presenti in numero limitatissimo mi sembra di 12 piante vecchissime nell'Abbazia di Rosazzo coltivate da Domenico - Menut Casasola.
          Una Vigna piu' importante si trovava nella proprietà dei Conti Trento a Dolegnano coltivata da Vignut (più probabilmente Vigjut ? n.d.A.) ( non ricordo il cognome) l'uomo tuttofare di questa splendida disastrata tenuta al quale nel 1976 e precisamente il 4 dicembre fu assegnato il Premio Nonino Risiti d'Aur appunto per gli impianti di Schioppettino e di Pignolo.
          Sempre nel 1976 esisteva un filare o forse due di  Pignolo da Angelo Nassig in quel di Corno di Rosazzo.
Ci saranno state senz'altro altre viti di Pignolo ma essendo proibita la coltivazione i vignaioli si guardavano bene dall'esibirle.
          Sarebbe molto bello incontrarci assieme per risalire alla storia del Pignolo bevendo una splendida bottiglia di Pignolo del Giugi e del Pignolo di Valter.
          Evviva i vitigni friulani Evviva tutti coloro che li consumano che li esaltano ed in particolare Evviva i vignaioli che hanno fatto grandi questi vini"


Risit d'Aur edizione 2002

RISIT D'AUR: L'albo d'oro della civiltà rurale

          E così dopo aver preso buona nota che il prestigioso RISIT D'AUR non ha semplicemente contribuito al riconoscimento- che in burocratese significa l'iscrizione nell'elenco dei vitigni autorizzati/raccomandati in ambito provinciale anticamera obbligatoria per l'accesso prima alla DOC ( Colli orientali del Friuli) e poi alla sottozona( Rosazzo)- del PIGNOLO bensì ne è stato l'artefice registriamo il pensiero di Giulio COLOMBA riguardo a tempi e ruoli che taluni protagonisti del recupero del PIGNOLO hanno avuto nella vicenda.


Giulio Colomba

"Mi dispiace dissentire da te -scrive COLOMBA- ma per la verità storica la salvezza del PIGNOLO va ascritta a Girolamo Dorigo che fu il primo a trapiantarlo prelevandolo appunto dall'Abbazia di Rosazzo. Filiputti fece la sua operazione un paio d'anni più tardi. Anche se occorre riconoscergli di avere valorizzato più di altri a mezzo stampa il vitigno. Se vuoi appena ho tempo ti scrivo con esattezza i fatti come sono documentabili.
Ottimo lavoro comunque. Ten dûr.
Giulio".

          Certo che voglio; e con me tutti gli appassionati di vigne e di vini non solo degustati ma anche "letti" - privilegio che ci è concesso proprio perché prima di noi proprio il POGGI il PITTARO il FILIPUTTI e pochi altri hanno trovato voglia e tempo-avendone la capacità- di scriverne.

Claudio Fabbro 18 maggio 2002