Premesso che alla famiglia Comelli sono legato da amicizia  ultraventennale  mi ha fatto molto piacere apprendere che il giovane Paolo, cioè uno dei 
tre ottimi figli di Alessandro ( pezzo da 90 della viticoltura eroica in Ramandolo e dell' agriturismo regionale..) , ha ripreso recentemente la guida
 del Consorzio di Tutela "RAMANDOLO" , cioè del primo vino DOCG  riconosciuto in Friuli.
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 Paolo Comelli a Volta Mantovana
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Proprio insieme a Paolo e colleghi suoi molto vicini al Consorzio abbiamo lavorato molto bene alla Mostra nazionale dei vini passiti di Volta mantovana ,
 città importante  per storia , arte e cultura, che dedica a tale tipologia ampio interesse ed ha per il RAMANDOLO un occhio di riguardo, come emerge anche
 dalla documentazione fotografica che segue.
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 Lo stand del Ramandolo a Volta Mantovana
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Paolo Comelli , come è noto, ha assunto in gennaio 2007 la presidenza dell'organizzazione  subentrando a Giancarlo Cruder che  guidava il Consorzio dal
 mese di giugno 2006 .
Comelli, già presidente dal 1996 al 2003, ( tra il 2003 ed il 2006 la presidenza fu affidata a Ivan Monai , titolare dell'azienda Anna Berra , n.d.r.) ha
 ricordato ai soci che sono state gettate le basi per un rilancio dell'attività del Consorzio, «che - ha detto - deve ritrovare l'entusiasmo convinto che,
 con il supporto di tanti amici, ci ha portato nel 2001 all'ottenimento, primo vino in Friuli Venezia Giulia, del prestigioso riconoscimento della  DOCG»
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 Sapori di Lombardia & Passitid'Italia
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Un ulteriore rafforzamento arriverà con l'approvazione del progetto Sistema integrato dei servizi di sviluppo agricolo e rurale (Sissar), al quale ha 
aderito il 90% dei soci del Consorzio. Il direttivo del Ramandolo ha poi preso in esame il programma di promozione, che nel 2007 verrà sviluppato da 
Federdoc in stretta collaborazione con l'Agenzia turismo Fvg, partecipando alle più importanti iniziative, a cominciare dal Vinitaly (29 marzo-2 aprile) e,
 prima ancora, alla Bit che si svolgerà a Milano dal 22 al 25 febbraio. 
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 Paolo Comelli con il sindaco di Volta Mantovana, Bertaiola
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Quando oggi si parla del Friuli è impossibile non collegare il nome a quello di un grande vino bianco; quando si vuol scendere nello specifico, passando
 cioè a un approfondimento delle tipologie "speciali" (amabili, dolci, passiti, ecc.) il pensiero corre automaticamente al Picolit e al Ramandolo.
Tuttavia,
 se al primo viene riconosciuto il ruolo storico di "vino dei re", al secondo si guarda con orgoglio quale capofila di una filosofia nuova e importante che
 tende sempre di più a legare il vino (e non il vitigno!) al territorio.
Nel panorama enologico mondiale, sia tra i cultori della materia che tra i meno esperti, identificare un vino con la zona d'origine è la massima 
valorizzazione per il vino stesso; e il Ramandolo è l'unico vino friulano che fin dall'antichità, porta il nome del toponimo e non quello del vitigno, 
il Verduzzo giallo, la cui uva trova in queste terre la sua migliore espressione. 
Per saperne di più ci siamo recati in questa splendida oasi viticola del Friuli collinare- la località Ramandolo è in  comune di Nimis (UD) -  per 
dedicarci , insieme a Paolo Comelli, una giornata particolare.
"La zona di produzione - esordisce il presidente - speriamo ormai nota ai più, si estende sulle colline ai piedi del Monte Bernadia, su piccoli 
terrazzamenti costruiti col badile al prezzo di fatica immane. 
Il Ramandolo è diventato via via famoso nei secoli per alcune sue caratteristiche peculiari: l'equilibrio del vino, la sua morbidezza, l'alto residuo 
zuccherino, la rotondità, la piacevole astringenza, il color buccia di cipolla. Un amalgama perfetto di aromi e profumi. 
A qualificare ancora di più 
questa perla della vitivinicoltura friulana, dal 2001 il Ramandolo può fregiarsi della Denominazione di Origine Controllata e Garantita, privilegio questo 
concesso in Regione esclusivamente a questo vino". 
"Importanti studi  hanno dimostrato che il Verduzzo friulano clone giallo Ramandolo è un vitigno antichissimo, coltivato molto prima dell'arrivo dei
 Romani in Friuli. 
Il DNA di questo vitigno, oltre a quelli di altri autoctoni friulani che saranno 
certamente valorizzati in futuro, testimonia l'arrivo
 delle piante vinifere, attraverso 
un viaggio di secoli, dal Medio Oriente, attraverso la zona temperata della fascia 
a nord del Mar Caspio e del Mar
 Nero, la Romania, l'Ungheria, fino alle nostre 
zone del Friuli collinare"
Chiediamo ora a Comelli di illustrarci la consistenza, l'attività ed i programmi consortili.
"Ora, dopo anni di proficua attività il Consorzio Tutela del Ramandolo conta 30 Aziende associate ed è attrezzato con un ufficio che ha sede a Nimis. 
 Riconosciuta la qualità raggiunta dal prodotto e il suo valore economico, anche in base agli onerosi lavori di ammodernamento dei vigneti collinari, 
e considerato il notevole successo ottenuto dal prodotto sui mercati nazionali ed esteri, obiettivo primario dello stesso Consorzio è quello di diffondere
 maggiormente la conoscenza del Ramandolo andando incontro anche alle esigenze di un pubblico sempre più attento. Sono in programma infatti, oltre alle 
 partecipazioni alle migliori esposizioni nazionali ed estere, numerose iniziative a carattere locale al fine di promuovere la conoscenza del vino e del 
luogo di produzione e creare quella simbiosi di cultura e territorio che costituisce il momento d'incontro e di approfondimento ideale fra il prodotto e
 il pubblico dei suoi estimatori." 
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 Benvenuti a Ramandolo
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"Va da sè, infatti, che la produzione del Ramandolo non è orientata soltanto all'esportazione su un mercato di livello - ristoranti ed enoteche di 
qualità in Italia e all'estero - ma anche a essere consumata nella sua zona di origine, all'interno del cru che la vede nascere e che potrebbe essere
 coronato dall'istituzione di una "strada del vino" che guidi l'ospite in un itinerario in grado di offrire il meglio di quanto dà questo vigneto; il
 quale - conclude Comelli - richiede grandi sacrifici ma sa regalare soddisfazioni economiche ed emozioni impagabili ai viticoltori "innamorati" del 
prodotto e ai consumatori, "incantati" dai profumi e dal bouquet di questo che potrebbe essere il Sauterne italiano". 
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 Ramandolo sotto la neve
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Per informazioni:
 
Consorzio Tutela del Ramandolo,
 piazza 29 Settembre-
33045 Nimis-Udine,
 tel 0432 878465
 fax 0432 878395,
 e-mail info@ramandolo.it
 
info@icomelli.com
sito internet www.ramandolo.it
| RAMANDOLO D.O.C.G. | 
| Dopo essere stato il primo "Cru" riconosciuto in Friuli, ossia la prima area a essere "ritagliata" all'interno di una Doc più grande, nella fattispecie 
la Doc Colli orientali del Friuli, e dopo essere stata autorizzata a dare il suo nome al relativo vino, oggi Ramandolo è la prima Docg della Regione 
( D.M. 9 ottobre 2001). 
Essa è riservata ai vini bianchi ottenuti dalle uve Verduzzo friulano, prodotti in una area ben delimitata del comune di Nimis 
e parte del comune di Tarcento in provincia di Udine. | 
| Il vino | 
| Ramandolo è un vino affascinante per l'equilibrio fra tannino, acidità e dolce, per il colore giallo oro antico e i profumi di albicocca passita e miele 
di castagno.
Trova una sua collocazione nel mondo del gusto quale vino ideale per la meditazione e la contemplazione.
Ha un forte carattere ed un sapore 
gradevolmente dolce, di corpo, con lieve sentore di essenze aromatiche. | 
| Come si consuma | 
| Questo vino è ideale assieme alla pasticceria tradizionale come la gubana (dolce di pasta lievitata a base di frutta secca), ai formaggi stagionati ma 
non solo; si sposa benissimo con il Prosciutto di San Daniele, la trota affumicata ed i salumi e le carni d'oca. Si consiglia di servirlo in calici
 opportuni ad una temperatura di 12-14 °C. | 
| Come si conserva | 
| La conservazione del Ramandolo Docg prevede che le bottiglie vadano tenute orizzontalmente in scaffalature di legno, perchè questo materiale attutisce
 i colpi e le vibrazioni, e che vengano mantenute al buio, a temperatura costante fra 10 e 15°C e con un'umidità intorno al 70-75%, in modo che il tappo 
non si asciughi. | 
| Come si produce | 
| La conservazione del Ramandolo Docg prevede che le bottiglie vadano tenute orizzontalmente in scaffalature di legno, perchè questo materiale attutisce
 i colpi e le vibrazioni, e che vengano mantenute al buio, a temperatura costante fra 10 e 15°C e con un'umidità intorno al 70-75%, in modo che il tappo 
non si asciughi. |