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"LA VIARTE", ACCADEMIA DEGLI AUTOCTONI
DOPO IL PIGNOLO , FORUM SCHIOPPETTINO


La piccola oasi vitivinicola che la Famiglia Ceschin ha ribattezzato LA VIARTE è divenuta, nel tempo, un punto di riferimento puntuale ed altamente qualificato per il periodico monitoraggio dello stato dell'arte dei vitigni (e relativi vini) autoctoni più consolidati nell'area dei Colli orientali.
Gli enologi Ceschin, da papà Giuseppe (Franco) al figlio Giulio, alle gentili Signore del Vino de LA VIARTE, in più occasioni hanno messo a disposizione i vigneti, la cantina e la funzionale taverna, offrendo le proprie personali esperienze anche a produttori di aree diverse nell'ambito di una filosofia di nuove ed intelligenti aperture che molto dovrebbero insegnare ai tanti vignaioli tuttora blindati e restii a confronti, ovvero ipercritici avverso iniziative altrui , ancorché avviate con personali risorse ed impegno organizzativo.

Così è stato che il 22 febbraio scorso, con l'autorevole presenza dei vertici di Slow Food (in testa il vice presidente mondiale Giulio Colomba) alcuni fra i più importanti custodi del grande Pignolo ripescato dall'oblio e dalla clandestinità dopo gli anni '80 hanno rivisitato questo rosso di eccezionale personalità con verticali di emozionante coinvolgimento.

Con tutta una serie di considerazioni, idee e proposte fra cui, non di certo peregrina, quella di costituire un'Associazione "ad hoc" funzionale all'ottenimento della DOCG, ovvero della denominazione garantita per il grande rosso friulano (stiamo parlando del Pignolo).

E perché non anche per lo Schioppettino?

Un bel sogno davvero; ma se per il Pignolo i gestori dell'azione sono rappresentativi di aree diverse, ma che si esprimono univocamente, per lo Schioppettino la strada da percorrere è ancora molto lunga.

Anche perché - come è emerso fra le righe di una piacevole conversazione con Hilde Petrussa, Vignaiola in Prepotto e mia" compagna di banco" in un successivo e recente Forum Schioppettino organizzato lo scorso 6 giugno - sempre a LA VIARTE da un gruppo ristretto di produttori dell'autoctono che ha reso importante Prepotto - riunire tante individualità sotto una comune parrocchia pare essere ardua impresa poiché per diversi motivi spesso le iniziative più valide trovano sul loro cammino freni e paletti che inducono anche i più volonterosi (non vorremmo che fra questi ci fosse la stessa Hilde che, oltre a produrne di buono, si è presa anche l'onere di presiedere l'Associazione costituitasi " ad hoc" n.d.r.) a gettare la spugna riprendendo percorsi personali nella difficoltà di gestire quelli collettivi .

Ben volentieri ho raccolto, nell'occasione, l'invito di alcuni amici produttori di Schioppettino nella Valle dello Judrio a partecipare ad una "verticale" di ben 14 campioni dell'omonima tipologia autoctona, annate 2003 e 2004, nonché qualche "chicca" fuori sacco del 1994 e dintorni.
Gradito anche perché questo rosso importante rientra fra le mie simpatie da sempre, cresciute notevolmente dopo il mitico raccolto 1997 e più in generale da quando si sta assistendo ad una continuità organolettica importante, al netto d'arricchimenti o dolcificazioni che avevano creato un pò di confusione intorno al "Re della Valle dello Judrio".
Con Hilde Petrussa, ho avuto modo di dare un'occhiata al disciplinare della sottozona "Prepotto", che non conoscevo, mentre l'esperto vivaistico del luogo, perito agrario Carlo Petrussa, ha sviluppato una documentata relazione su biotipi, cloni e portinnesti vari.
Gli enologi Alessio Dorigo, Giulio Ceschin e Flavio Basilicata hanno guidato le degustazioni; enotecari (Olimpia Riosa di Buttrio) e ristoratori (Josko Sirk di Cormòns e Simona Del Fabbro di Tavagnacco) hanno ipotizzato tutta una serie di combinazioni enogastronomiche (curioso e coinvolgente l'abbinamento Schioppettino & lumache - friulanamente ribattezzate " Cais" - che la deliziosa chef in gonnella, figlia d'arte del compianto Elio che con Isi Benini del Ducato dei vini Friulani ideò "ASPARAGUS" - ha proposto per l'occasione ..).
Ugo Ongaretto e Giulio Colomba di Slow Food hanno tenuto banco dall'alto di un osservatorio privilegiato che guarda alla produzione ed all'evoluzione dei gusti, nell'ambito di un'azione più generale di valorizzazione dei sapori autoctoni della vigna ( ma anche del casaro e del norcino) che correttamente si contrappone al dilagare di tanti Chardonnay globalizzati, taroccati, barricati o soprattutto "Chips dipendenti" (nel senso che fra i nuovi additivi che mezzo mondo e l'U.e. consentono per i vini I.G.T., falegnami e trucioli imperversano..).
In passerella i vignaioli di Prepotto Antico Broilo, Grillo, La Buse dal Lof, La Viarte, Petrussa, Vigna Petrussa e Vigna Traverso, con i titolari ad illustrare le proprie realtà e le varie fasi di gestione agronomica prima, di vinificazione ed affinamento in seguito.
Nell'occasione, per arrivare all'incontro documentato, ho rivisitato la monumentale-ed ancora attuale-opera del lontano 1939 "Atlante ampelografico", di Guido POGGI, (agronomo e studioso friulano, già dirigente dell'Ispettorato agrario di Udine) che reca riferimenti puntuali e allo SCHIOPPETTINO.
(In realtà il POGGI intitola la parte dedicata al vitigno in questione "RIBOLLA NERA", alias Pocalza, e solo fra le righe si riferisce allo SCHIOPPETTINO, come se quest'ultimo fosse sinonimo del primo e non viceversa. POGGI, tra l'altro, esclude la possibilità d'invecchiarne il vino e rappresenta talune perplessità che, con il senno di poi, possono sembrare eccessive e superate dalla tecnica, dai risultati e dagli eventi).

Grappolo di Schioppettino (PITTARO P., PLOZNER <br>..: L'uve e il vino, 1982)
Grappolo di Schioppettino (PITTARO P.,
PLOZNER..: L'uve e il vino, 1982)



Per una descrizione del vitigno e del vino che ne deriva, giusto merito è stato anche riconosciuto a Piero PITTARO che nel suo pregevole "L'Uva e il vino" del 1982 ha dedicato allo stesso un occhio di riguardo.
Una ricetta enoica è venuta dal vice presidente mondiale di Slow Food, Colomba, il quale ha manifestato perplessità per un futuro dello Schioppettino caratterizzato da lungo invecchiamento (che per contro, a suo dire, va riservato al Pignolo..) ammonendo, al contempo, chi punterebbe ad una commercializzazione veloce, (tuonando un vade retro per amabilizzazioni o arricchimenti) trincerandosi - per lo Schioppettino dei suoi sogni - in un aggettivo " politicamente corretto" quale " elegante " che per il profano dice poco ma per l'addetto ai lavori esprime molto.
Gli chefs presenti, tuttavia, non si sono soffermati all'abbinamento indovinatissimo con le lumache (" Cais") ben consapevoli che un rosso così singolare ed importante ben si sposa a carni di selvaggina ( " pelo e piuma" ) al forno o griglia, ma anche a Montasio e " Latteria" stagionati alquanto .
Il servizio? Ampio il calice, ovviamente, e da non sottovalutare la temperatura di mescita ( 16-18 gradi) con ossigenazione proporzionale all'età.
Un bel laboratorio, insomma, che LA VIARTE e SLOW FOOD, intendono ripetere periodicamente a vari livelli insieme ai tecnici ed a vignaioli sensibili a tale messaggio innovativo, nella convinzione che il futuro del cosiddetto Vinum Loci può presentare opportunità decisamente superiori a quelle conseguenti alle note strategie adottate dai tanti furbastri dei paesi emergenti.

nella foto  di Claudio Fabbro  tecnici, vignaioli e ristoratori 
al Laboratorio  Schioppettino del 6 giugno 2007,presso
l'azienda LA VIARTE-Famiglia Ceschin- di Prepotto (UD)
nella foto di Claudio Fabbro tecnici, vignaioli e ristoratori al
Laboratorio Schioppettino del 6 giugno 2007,presso
l'azienda LA VIARTE-Famiglia Ceschin- di Prepotto (UD)

VIGNETO FRIULI
GUIDO POGGI: LO SCHIOPPETTINO, A PARER MIO

Non poteva mancare, nella monumentale-ed ancora attuale-opera del lontano 1939" Atlante ampelografico", di Guido POGGI,( agronomo e studioso friulano, già dirigente dell'Ispettorato agrario ) un riferimento puntuale allo SCHIOPPETTINO. In realtà il POGGI intitola la parte dedicata al vitigno in questione " RIBOLLA NERA" e solo fra le righe si riferisce allo SCHIOPPETTINO, come se quest'ultimo fosse sinonimo del primo e non viceversa. POGGI, tra l'altro, esclude la possibilità d'invecchiarne il vino e rappresenta talune perplessità che, con il senno di poi, possono sembrare eccessive e superate dalla tecnica, dai risultati e dagli eventi.
Ma lasciamo la parola al POGGI :

RIBOLLA NERA (1)

"Vitigno che ha una limitatissima importanza in provincia perchè - scrive il POGGI- è coltivato quasi esclusivamente nel territorio collinare e pedecollinare del Comune di Prepotto e specialmente nella sua frazione di Albana.
Il Rovasenda cita una Ribolla nera a germoglio tomentoso e con foglia glabra, quinquelobata, proveniente da Udine. La Ribolla nera, chiamata anche Pocalza, al di fuori del suo ambiente optimum, anche alla distanza di pochi chilometri, dà un vino che non possiede più quelle peculiari caratteristiche che lo rendono pregiato in quel di Prepotto col nome locale di Schioppettino; da notare inoltre che non sopporta molto l'invecchiamento. È vitigno quindi che, almeno ritengo, non è destinato a diffondersi ed è certamente di secondo merito.
Una caratteristica della Ribolla nera è che tarda moltissimo a fruttificare ed i ceppi debbono raggiungere almeno i sette anni per dare un regolare e talvolta abbondante prodotto .

Ribolla nera (POGGI G.: Atlante ampelografico, 1939)
Ribolla nera (POGGI G.: Atlante ampelografico, 1939)

DESCRIZIONE

Uva nera da vino.
Vigore: fortissimo.
Resistenza alla malattie: soffre per la peronospora in genere ed è sensibilissima particolarmente a quella del grappolo.
Produttività: discreta e sicura.
Germoglio: tozzo, fortemente appiattito, a sezione ellittica caratteristica, di colore verde blu intenso, peloso. Foglioline terminali verde e giallo, tendenti al bruno, glabre.

Tralci: numerosi e grossi a sezione ellittica, lisci. Internodi corti e medi. Nodi appiattiti, prominenti. Gemme grosse sporgenti, coniche, glabre.
Foglia: quinquelobata, di grandezza media. Tessuto consistente. Piana, o leggermente revoluta. Pagina superiore di colore verde - giallo, carico. Pagina inferiore verde chiaro, leggermente cotonosa. Seno peziolare profondo, aperto o chiuso a margini sovrapposti. Seni laterali abbastanza profondi. Dentatura poco profonda, assai larga, ottusa. Nervature rilevate. Picciolo più lungo della nervatura centrale, di grossezza media.
Grappolo: grande, lungo, cilindrico o cilindro-conico,, alle volte alato, serrato o semi-serrato. Peduncolo lungo, robusto, semilegnoso, di colore bruno. Raspo erbaceo, verde. Pedicelli di lunghezza media, sottili, erbacei. Acini medi, ellissoidi. Buccia di colore nero, non molto intenso, pruinosa, spessa, resistente, non tannica. Pennello: piccolissimo, asciutto, incolore. Polpa semi-carnosa, dolce a sapore semplice. Vinaccioli piccoli in numero da due a tre.

CARATTERI DEL VINO. - Di colore rosso violaceo intenso, profumato, vinoso, asciutto, fresco, leggermente tannico, di corpo. Tipo di vino da pasto comune.
Alcolicità: media gradi 10.5, minima gradi 9, massima gradi 11 (in volume al Malligand).
Acidità totale media: grammi 7 per litro (in acido tartarico)".

CF

(1) da POGGI G.(1939): "ATLANTE AMPELOGRAFICO"