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EMILIO BULFON IL PADRE DELL’UCELUT
Echi di un seminario su vini e sapori autoctoni

     Che ne sarebbe stato di vitigni "storici" quali Sciaglin Forgiarin Ucelut Piculit neri Cividin Cianorie ed altri ancora se pionieri quali ­ ad esempio ­ Emilio Bulfon viticoltore in Valeriano e Pinzano al Tagliamento non li avessero salvati dall'oblio?
     Semplicemente anche un'area di nobili tradizioni eroiche quale le colline spilimberghesi sarebbero state invase dai soliti straglobalizzati Chardonnay e Cabernet sauvignon di fatto sparendo da quell'elenco di piccole oasi eroiche che hanno fatto grande il VIGNETO FRIULI.
     Poiché se con Pinot grigio e Sauvignon si fanno numeri e guadagni l'immagine di un territorio si consolida prioritariamente quando ad esso si legano prodotti tipici che in altre aree quando vengono imitati perdono in serietà e qualità.
     Ecco perché è corretto valorizzare congiuntamente prodotto tipico e relativo "terroir" scoraggiando imitazioni e proliferazioni in siti diversi da quelli "classici".
     Questo in sintesi quanto è emerso in un recente seminario d'aggiornamento organizzato da IMPRENDERÒ ed A.I.D.D.A. tenutosi nella sala del Consiglio provinciale di Udine con intervento dell'Assessore Claudio Bardini e della coordinatrice dell'Associazione Donne Dirigenti d'Azienda per tali eventi Claudia VOLPE PASINI e relazioni del vice governatore mondiale di SLOW FOOD Giulio COLOMBA e dell'agronomo Claudio FABBRO con la giornalista Cristina BURCHERI quale moderatrice del vivace dibattito in coda ai lavori.
     Si è parlato approfonditamente ad esempio di Picolit DOCG di Ramandolo di Schioppettino di Prepotto di Ribolla d'Oslavia di Terrano e Vitovska del Carso di Pignolo di Rosazzo e Buttrio di Refosco di Faedis o di Scodovacca ma anche di Peta Pitina Formadi frant e di tutta una serie di "presidi" al cui recupero e salvataggio di fatto ed amministrativo Slow Food ha contribuito non poco opponendosi il più delle volte ad interpretazioni burocratiche cavillose e devastanti per l'agroalimentare del contadino.

CF / 29.11.2005-12-01
Nelle foto di Claudio Fabbro
EMILIO BULFON nella vigna dell'Ucelut e nella cantina di Valeriano.

VIGNE E VINI DELLE COLLINE SPILIMBERGHESI

FORGIARIN
Da non confondersi con la "Fogarina" di Guastalla sul Po nè con il "Vinoso" coltivato nel Friuli che potrebbe avere qualche analogia con la "Fogarina".
Poco si conosce sull'origine di questo vitigno; molto probabilmente prende il nome da "Forgaria" paese del Friuli Occidentale. Nell'esposizione regionale delle uve tenutasi presso i locali dell'Associazione Agraria Friulana di Udine nel 1863 veniva indicata l'area di coltivazione nei Colli di San Daniele mentre nelle citazioni del PIRONA (1871 ­ 1935) l'area di coltivazione si estende allo Spilimberghese e Maniaghese. Importante sotto il profilo socio­economico e colturale per le popolazioni rurali dei Comuni di Pinzano al Tagliamento e Castelnovo del Friuli e limitrofi in provincia di Pordenone.
Di colore rosso rubino scarico con notevoli riflessi violacei e unghia biancastra; dopo un anno di vita assume una debola tonalità color mattone che persiste negli anni.
Il profumo vinoso intenso debolmente fruttato con netto sentore di sottobosco di legno nobile di mandorle tostate talvolta anche di muschio. Il gusto morbido leggermente amabile a seconda delle annate. Armonia nel rapporto alcool acidita tannino. Talvolta con notevole residuo zuccherino e basso tenore alcoolico.
Ricorda nettamente il "Pinot nero" o un "Lago di Caldaro" con le stesse caratteristiche di facilità di consumo e di piacevoli sensazioni. Elegante e piacevole difficile da giudicare perchè è un vino che esce dai canoni tradizionali. È insomma un vino tutto da scoprire.
È un vino da carni bianche carrelli di lessi carni rosse a debole sapore arrosti con salse bianche o brune pollame nobile in particolare anatra e faraona. Da servire a 16 ­ 18 gradi. (1)

PICULIT NERI
Da non confondersi con il "Picolit rosso" del Friuli (ROVASENDA G. 1877) e con il "Refosco Gentile" (MARZOTTO N. 1923)
Già presente nell'esposizione regionale delle uve tenutasi presso i locali dell'Associazione Agraria Friulana di Udine nel 1863 e nel 1921 (F. COCEANI) ne è indicata la coltivazione nel Comune di Castelnovo. Il vitigno è pure citato nel vecchio e nuovo "Vocabolario di Lingua Friulana" del PIRONA (1871 ­ 1935) con area di coltivazione in Castelnovo.
Uno studio ampelografico pressochè completo del prof. R. CANDUSSIO è stato pubblicato nella rivista "IL VINO" (1975). Importante sotto il profilo socio­economico e colturale per le popolazioni rurali dei Comuni di Pinzano al Tagliamento e Castelnovo del Friuli e limitrofi in provincia di Pordenone.
Di colore rosso rubino scarico tendente al rosato con riflessi e unghia violacea. Il profumo vinoso delicato con notevole sfumatura di vaniglia e di fiore di castagno. Sottofondo di semi tostati con ricordo lontano del fiore di castagno. Dopo un anno di vita si nota nettamente il sottobosco ed i profumi di legno nobile bruciato quello che i francesi chiamano "fumé".
Il gusto elegante morbido piacevolissimo con una notevole lunghezza di gusto e continuo cambio di sensazione. Corpo abbastanza ricco ma armonico acidità contenuta come pure l'acool. Morbido per ricchezza di glicerina e qualche residuo zuccherino. E' un vino che merita una analisi degustativa intensa per scoprirne tutti i reconditi segreti le notevoli sfumature gustative.
Difficile da abbinare. Ottimo da bersi sia pure come vino rosso fuori pasto in un momento di riposo e di distensione. Se lo si vuole degustare in tavola consigliamo primi piatti leggeri lessi omelette al formaggio e prosciutto creme vellutate risotti sformati di pasta spaghetti al basilico al pomodoro ai quattro formaggi. Da servire a 16 ­ 18 gradi. (1)

SCIAGLIN
Vitigno noto nelle colline dello Spilimberghese già nel XV sec.: fanno testimonianza alcuni manoscritti dell'epoca che si riferiscono alla storia della dinastia nobiliare dei "Savorgnano" ("PINZANO": "Un Castello del Friuli alla metà del secolo XV" di ZACCHIGNA M. e "ASIO: Studi inediti" di Mons. Pietro dr. FABRICI).
Nel primo studio si evidenzia che nel XIV-XV sec. si andavano diffondendo gli impianti viticoli e si cita un vino bianco di acidità fissa elevata che dovrebbe corrispondere allo "Sciaglin" nel secondo si riporta quanto segue: "I vigneti posti a mezzodì sono quasi tutti piantati di una sola specie di vite denominata volgarmente "Schiadina" la quale....in certe posizioni dà vini eccellenti per delicatezza e dolce sapore" e dà vino "che tiene più o meno all'aspro ma resistente potendosi conservare fino a 10 ­ 12 anni e più invecchia più ammorbidisce ed acquista in gusto un sapore quasi a guerreggiare c'o vini del Reno" ed ancora"parte di terreni a mezzogiorno producono vini bianchi aspri e crudi". (1)
Nell'esposizione regionale delle uve tenutasi presso i locali dell'Associazione Agraria Friulana di Udine del 1863 veniva indicata l'area di coltivazione in Vito d'Asio e Fagagna del Friuli Occidentale mentre in quella del 1921 presso il Consorzio Antifillosserico Friulano l'area di coltivazione veniva estesa ai territori della pedemontana del Friuli Occidentale fra Maniago e Pinzano in provincia di Pordenone.
Circa cinquant'anni orsono il vitigno era ancora largamente coltivato (Poggi G. : "I VINI DEL FRIULI" Udine 1935) poi lentamente l'area di coltivazione si è ristretta con l'avanzare del bosco che non ha permesso una regolare maturazione dell'uva di epoca tendenzialmente tardiva. Il vitigno è citato nel vecchio e nuovo "Vocabolario di Lingua Friulana" del PIRONA (1875 ­ 1935) con aree di coltivazione in Pinzano Vito d'Asio Fagagna e Colli di San Daniele. (1)
Vitigno tipicamente friulano il nome deriva da "s'ciale" = terrazzamenti; trova attualmente coltivazione solo nella zona d'origine. Importante sotto il profilo socio­economico e colturale per le popolazioni rurali dei Comuni di Pinzano al Tagliamento e Castelnovo del Friuli e limitrofi in provincia di Pordenone.
Di colore giallo paglierino più o meno intenso a seconda dell'annata e della vinificazione con deboli sfumature verdognole che scompaiono dopo qualche anno. Di odore intensamente fruttato delicato e gentile tipico dell'uva che rievoca completamente.
Debolmente aromatico ricorda il fiore di sambuco il peperone giallo e talvolta lontanamente frutta esotica il fiore di acacia. Dopo il primo anno di vita il profumo fruttato s'indebolisce per lasciare netta prevalenza del fiore dell'artemisia. Complesso piacevole interessante nel suo insieme.
Il gusto è pieno strutturato ben sostenuto armonico pur con contenuta acidità. Debolmente tannico lungo nel gusto talvolta appena amabile con l'aroma che ritorna e permane in bocca.
È vino da antipasti magri minestre asciutte e in brodo piatti a base d'uova e di pesce frittata d'erbe risotti d'erbe e piatti della cucina rustica locale. Ottimo bicchiere anche fuori pasto. Servire a 10 ­ 12 gradi. (1)

UCELUT
Nel settembre del 1921 veniva indetta dal Consorzio Antifillosserico Friulano un'esposizione delle uve coltivate in Friuli ed un Convegno di viticoltori che presieduto dal Prof. F.A. SANNINO e con la partecipazione del Prof. DALMASSO in qualità di relatore doveva dare indicazioni precise sullo sviluppo delle viticoltura friulana; veniva così indicata la zona di coltivazione dell'"UCELUT" nel Comune di Castelnovo. Evidentemente il vitigno aveva preso la via della collina ove dava qualità superiore tant'è che nella presunta zona di origine è praticamente scomparso mentre attualmente è coltivato solo nei Comuni di Castelnovo e Pinzano.
Da ricordare che il "Vocabolario di Lingua Friulana" dell'Abate Jacopo PIRONA pubblicato per cura del nipote dott. Giulio Andrea PIRONA (1871) e successivamente rielaborato ne "NUOVO PIRONA" (1871) è menzionato questo vitigno per cui è da attribuire un'origine di coltivazione tipicamente friulana.
Importante sotto il profilo socio­economico e colturale per le popolazioni rurali dei Comuni di Pinzano al Tagliamento Castelnovo del Friuli e limitrofi in provincia di Pordenone. (1)
Di colore giallo paglierino talvolta carico con riflessi verdognoli; limpido con buona trasparenza.
L'odore con sentore di fruttato intenso tipico dell'uva di provenienza profumo esaltato dalla notevole ricchezza di zuccheri. Ricorda il fiore dell'acacia il favo d'api quando è ricolmo di miele s'apre spesso in bouquet di fiori di campo.
Il gusto è pieno di gran corpo con forte struttura e personalità in grande equilibrio pur nella ricchezza di zuccheri. Sapore lungo grasso morbido e vellutato con notevole ritorno in bocca delle sensazioni provate all'esame olfattivo.
In funzione dell'annata ossia in relazione al grado alcolico ma soprattutto al residuo zuccherino l'"UCELUT" ha diversi accostamenti gastronomici.
Quando è molto amabile è vino da dessert ma con dolci secchi poco aromatici. Ottimo come aperitivo con una punta di formaggio meglio se gorgonzola. È comunque ideale fuori pasto come vino da conversazione. Servire a 8 ­ 10 gradi.
Quando è secco è vino da aperitivo con stuzzicchini antipasti specie a base di prosciutto affumicato pesce asparagi creme e vellutate risotti frittate alle erbe di stagione. Servire a 10 ­ 12 gradi. (1)

(1) BULFON E. FORTI R. ZULIANI G.: "DALLE COLLINE SPILIMBERGHESI NUOVE VITI E NUOVI VINI " ­ Amministrazione Provinciale Pordenone 1987