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Raccolta di firme e mobilitazione in 480 Comuni italiani.

No al vino transgenico: 100.000 cartoline indirizzate al Presidente
della Commissione Europea Romano Prodi.

Le Città del Vino presenti alla illustrazione del disegno di legge della senatrice De Petris contro l'introduzione delle viti trattate geneticamente

Siena - No al vino OGM. No alla Direttiva Europea numero 11 del 14 febbraio 2002 che autorizza la commercializzazione di vitigni geneticamente modificati. Sì alla valorizzazione dei vitigni tipici italiani. E sì alla ricerca clonale cosa ben diversa dalla manipolazione genetica. Le Città del Vino l'associazione nazionale che raggruppa oltre 480 Comuni italiani nei cui territori si produce vino doc e docg per prime hanno rotto gli indugi e si sono schierate apertamente contro l'ipotesi di un vino OGM lanciando una campagna di mobilitazione che a partire dagli Enti Locali coinvolga i cittadini i produttori i consumatori di vino. Le Città del Vino hanno stampato e distribuito ai 480 Comuni aderenti 100.000 cartoline. Indirizzate al Presidente della Commissione Europea Romano Prodi le 100.000 cartoline contengono un appello affinché venga ritirata la direttiva emanata dalla Commissione Europea che autorizza la commercializzazione delle viti prodotte geneticamente. In ognuno dei 480 Comuni coinvolti nell'iniziativa verrà predisposto un punto per la raccolta delle firme e la sottoscrizione delle cartoline.

Da qui la decisione di essere presenti alla illustrazione del disegno di legge contro l'introduzione delle viti trattate geneticamente a prima firma della senatrice De Petris che si è svolto oggi a Roma.

«La nostra preoccupazione per il vino transgenico – dichiara il Presidente delle Città del Vino Paolo Saturnini sindaco di Greve in Chianti - è legata al fatto che il Consiglio dei Ministri della Comunità Europea ha autorizzato l'introduzione degli OGM nel mercato del materiale vegetativo della vite rimuovendo ogni e qualsiasi riserva espressa e mantenuta in precedenza. Tale decisione è stata assunta incidentalmente dal Consiglio dei Ministri della Pubblica Istruzione senza il coinvolgimento dei Ministri dell'Agricoltura degli Stati membri. Non siamo contrari pregiudizialmente alla ricerca ma crediamo che ci si debba muovere con i piedi di piombo valutando bene tutte le possibili implicazioni e applicando un principio cautelativo finché non saranno compiuti studi approfonditi. L'apertura alle viti ogm può provocare conseguenze ancora non conosciute sull'ambiente e una contaminazione anche a terreni limitrofi. Inoltre i vini ogm prodotti in laboratorio possono provocare un danno ai produttori italiani perché rischiano di mettere in discussione il legame tra vino e territorio che sta alla base della qualità ed è condizione irrinunciabile della tipicità italiana». «Non siamo contrari alla ricerca - conclude Saturnini - ma a certe sue applicazioni. Tra l'altro non va assolutamente confusa la vite Ogm con la ricerca sulla selezione clonale condotta per il miglioramento dei vitigni in particolare di quelli autoctoni che costituiscono la straordinaria ricchezza e varietà del patrimonio vitivinicolo italiano».

Le Città del Vino hanno chiesto all'UE una moratoria fino a quando non ci saranno norme precise e rigorose in materia di tracciabilità etichettatura e responsabilità.